Oggi volevo farvi conoscere un documento veramente importante: il riassunto del racconto scritto nel poema di Atrahasis. Questo poema sembra, per molti aspetti, raccontare il “Diluvio Universale” biblico con aspetti diversi. Inoltre sembra raccontare le vicende di un eroe diluviano simile al Noè biblico, con annessa Arca. Il “Poema di Atrahasis” o “del Grande Saggio” fu scritto in accadico intorno al XVII secolo a.C. ma risale per molte parti a testi e tradizioni sumere. Basta solo citare la storia sumera del diluvio con Ziusudra al posto di Atrahasis. Nel poema vengono affrontati i temi della creazione dell’uomo, del suo compito nell’universo e del problema della sovrappopolazione. Il poema fu riscoperto nella Biblioteca di Assurbanipal intorno al 668 a.C. Probabilmente fu composto nel periodo 1646-1626 a.C. durante il regno di Ammisaduqa, quarto successore di Hammurabi, ciò sulla base di antichi testi e tradizioni sumeriche e accadiche.
Il riassunto è molto schematico, le varie traduzioni sono rese molto difficili in primis dalla lingua cuneiforme e cosa importante da alcuni pezzi mancanti del testo originale.
RIASSUNTO DEL TESTO:
Dei che lavorano e dei che dirigono i lavori: prima della creazione dell’uomo gli “dei” lavoravano. Gli “dei” erano divisi in due gruppi: gli “Anunnaku”, gli dei più importanti che sovrintendevano ai lavori, e gli “Igigu”, che effettuavano i lavori.Spartizione del dominio dell’universo: c’era un re degli dei,”Anu”, che veniva assistito nel governo da un gruppo di potenti: “Enlil”, “Enki”, “Ninurta”, ecc. Il re ed i potenti si spartirono a sorte il dominio dell’universo: “Anu” il cielo, “Enlil” la terra, “Enki” il mare.
Scavo e manutenzione dei canali: Gli “dei” lavoratori scavavano i corsi d’acqua e i canali per l’irrigazione della terra. ( ricordiamo che la Mesopotamia era praticamente priva di piogge e l’unico modo di far crescere la vegetazione era portare l’acqua dal Tigri e dall’Eufrate mediante i canali nei campi da coltivare.)
Inizia la rivolta degli dei lavoratori: Dopo alcuni millenni di lavoro continuo gli “dei” lavoratori cominciarono a lamentarsi, poi bruciarono i loro utensili: le zappe e le ceste per il trasporto della terra. Si radunarono e decisero di recarsi da “Enlil”, il loro capo, per chiedere di essere esentati dal lavoro.
Attacco al palazzo di Enlil: Di notte, all’improvviso, gli “dei” lavoratori circondarono il palazzo di “Enlil”. Il guardiano del palazzo riuscì a chiudere in tempo le porte. “Enlil” si armò e diede ordine a tutti i suoi collaboratori di fare lo stesso. “Enlil”, che era divenuto verde in viso dalla paura, mandò a chiedere aiuto ad “Anu” e ad “Enki”.
La trattativa: Gli “dei” padroni si radunarono in consiglio. “Enlil”, indignato per l’oltraggio fatto alla sua persona, era propenso ad impegnare immediatamente il combattimento. “Anu” invece propose di iniziare delle trattative. Un messaggero fu inviato a parlare alla folla per capire i motivi della rivolta. Il portavoce dei lavoratori fece presente il duro lavoro a cui erano stati sottoposti da “Enlil”.
La soluzione: creare l’umanità: “Enlil”, ancor più indignato, propose di mettere a morte il portavoce dei lavoratori per stroncare la rivolta.” Anu” si oppose affermando che la situazione di disagio dei lavoratori era a loro nota da tempo e che doveva essere trovata una soluzione. Quindi chiamò la “dea Belet-ili” e le ordinò di fabbricare un prototipo di uomo. L’uomo avrebbe assunto su di sè la fatica e il duro lavoro degli “Igigu”.
Carne e sangue divini mescolati con argilla: La “dea” disse che da sola non era in grado di fare il prototipo di uomo, ma che con l’aiuto di “Enki” ci sarebbe riuscita. “Enki” allora decise che un “dio” sarebbe stato immolato e che la sua carne e il suo sangue sarebbero stati mescolati dalla “dea” con l’argilla. In tal modo il “dio” e l’uomo sarebbero stati legati, nell’uomo sarebbe penetrato uno “spirito” che lo avrebbe mantenuto vivo anche dopo la morte.
Sette maschi e sette femmine: Il “dio We” fu immolato. “Belet-ili” mescolò la sua carne e il suo sangue con l’argilla. Gli “dei Anunnaki” e gli dei “Igigu”, divenuti anch’essi grandi “dei”, sputarono sull’argilla. Vennero fatti quattordici pani di argilla. Sette pani produssero maschi e gli altri sette femmine. Poi maschi e femmine si accoppiarono due a due.
Gli uomini al lavoro: Vennero costruiti nuovi picconi e nuove zappe. Gli uomini iniziarono la loro attività edificando grandi dighe di irrigazione per provvedere cibo per gli uomini e per gli “dei”, per continuare la grande opera degli dei “Igigu”.
Sovrappopolazione: inizia l’epidemia: La popolazione si moltiplicò. Il territorio abitato venne ampliato, ma si verificò lo stesso un eccesso di popolazione. Allora “Enlil” chiamò gli altri “dei” e disse che veniva disturbato nel sonno dal frastuono degli uomini: erano troppi. Gli “dei” decisero di inviare una epidemia tra gli uomini.
Fine dell’epidemia: Un uomo, chiamato “Grande Saggio”, su suggerimento di “Enki”, organizzò le contromisure. Non bisognava portare più offerte nei templi. Bisognava onorare solo il “dio Namtar”, il portatore dell’epidemia, che soddisfatto avrebbe sospeso la sua azione malefica. E così avvenne. Gli uomini prosperarono di nuovo.
Arriva la siccità: La popolazione crebbe ed “Enlil” nuovamente si lamentò con gli altri “dei”: il frastuono degli uomini non lo faceva dormire. Gli dei convennero di inviare la siccità. Niente pioggia, niente piena dei fiumi, vento caldo, cielo oscuro. Gli uomini ricorrono allo stratagemma di prima e “Adad”, “dio della pioggia”, al mattino fece piovigginare di nascosto e la notte condensò la rugiada.
Carestia: L’umanità riprese a svilupparsi e a moltiplicarsi. “Enlil”, sempre insonne, decise di ricorrere di nuovo al flagello della siccità/carestia ma questa volta pone un severo controllo sulla situazione: “Anu” e “Adad” faranno da guardiani del cielo e lui stesso controllerà la terra. I prati seccarono, la pianura si ricoprì di salnitro, finirono le scorte, si svuotarono i granai. “Enki” non sopportò la situazione e intervienne per risollevare le condizioni dell’umanità, violando l’accordo degli “dei Annunaki”.
Assemblea degli dei: viene deciso il diluvio: “Enlil” convoca allora una nuova assemblea per risolvere una volta per tutte la controversia e inizia il suo intervento ricordando come i suoi ordini sono stati scherniti da “Adad” e da “Enki”. “Enki” scoppia a ridere. “Enlil”, sempre insonne, riprende per l’ennesima volta le sue accuse verso “Enki” e l’umanità. Poi annuncia il diluvio universale per sterminare tutta la popolazione. “Enki” si oppone al diluvio: perchè mai devono essere sterminati gli uomini, creati per sollevare gli “dei” dalle loro fatiche, e fatti con la carne e il sangue di un “dio” immolato? Ma il parere di “Enlil” prevale. L’assemblea decide il diluvio, che sarà eseguito dallo stesso “Enlil”, “dio del cielo”. Gli altri dei vengono impegnati da un giuramento a non intervenire a favore degli uomini.
Viene costruita una grande barca: Il “Grande Saggio”, devoto di “Enki”, ha un sogno durante il quale riceve da “Enki” l’ordine di costruire una grande barca molto resistente e di abbandonare la sua casa e i suo beni allo scopo di salvare la sua vita. Il “Grande Saggio” inventa una scusa per giustificare il suo strano comportamento con i maggiorenti della città dove abita. Annuncia di voler abbandonare la città per abbandonare il territorio di “Enlil”, ostile ad “Enki”, a cui è devoto.
Il Diluvio: Sulla barca vennero caricati: oro, argento, animali di ogni tipo, i famigliari del “Grande Saggio”. Poi il tempo cambiò, allora il “Grande Saggio” chiuse il boccaporto con bitume, si levò un vento impetuoso e vennero rotti gli ormeggi. Il Diluvio aveva avuto inizio. Il sole scomparve, il vento ululava, la tempesta colpiva la terra, le genti morivano. Il fragore atterriva anche gli dei. “Enki” era stravolto nel vedere i suo figli travolti. “Belet-ili” era in singhiozzi, gemeva e piangeva. E con lei piangevano gli altri “dei”, le labbra secche per l’angoscia.
La barca si arena: Il diluvio continuò per sette giorni. Poi ebbe termine. La barca si arenò sulla cima di un monte. Il “Grande Saggio” liberò degli uccelli per vedere se poteva sbarcare, poi scese a terra e fece un pasto per gli “dei”, che sentito il buon odore si radunarono intorno al banchetto come mosche.
Immortalità per il Grande Saggio: Quando “Enlil” vide la barca si arrabbiò moltissimo e accusò gli altri “dei” di aver tradito il giuramento. “Enki” venne immediatamente sospettato. Confessò e si assunse ogni responsabilità. Spiegò i motivi del suo comportamento e convinse gli altri “dei” che decisero anche di concedere l’immortalità al “Grande Saggio”, sopravvissuto al diluvio.
Provvedimenti per evitare la sovrappopolazione: “Enki” per evitare la sovrappopolazione prese i seguenti provvedimenti: non tutte le donne sarebbero state feconde, i bambini sarebbero stati sottoposti ad una alta mortalità, le donne consacrate non avrebbero potuto avere figli.
La storia è veramente interessante, fa notare anche come a molti dei cosiddetti “dei” importasse della sorte della popolazione umana; chiamando più volte l’uomo, figlio. Questo ci fa riflettere molto, troppo è stato insabbiato, molto deve essere ancora portato alla luce…i tempi sono fin troppo maturi…
da OltreVerso